l social media Parler, dopo un mese di assenza dal web, torna di nuovo disponibile. Mark Meckler prende il posto del silurato John Matze come nuovo CEO dell'azienda
Quando sembrava arrivata la fine dei suoi giorni, Parler è tornato in vita. Dopo un mese di assenza dal web, il social media considerato il covo dei trumpisti è tornato online. La società ha dichiarato il suo ritorno attraverso un comunicato stampa ufficiale.
Momentaneamente il servizio è disponibile solo per gli utenti con account già presente sul social, ma le nuove iscrizioni saranno possibili da settimana prossima. Sebbene siano stati riattivati i vecchi account, non è successo lo stesso per i contenuti postati sul social che sono scomparsi dal portale. Visitando la pagina ufficiale del social si nota un nuovo logo che rappresenta una specie di fiore e prende il posto dell'iconica 'P'.
Il social Parler è stato al centro di una bufera mediatica che ha progressivamente segnato la sua decadenza. La piattaforma era considerata un serbatoio di idee estremiste capitanate da personaggi appartenenti a gruppi complottistici spesso istigatori di odio e violenza. Per questi motivi, il portale è stato cancellato dagli store di Google e Apple ed è stato definitivamente sospeso l'hosting al servizio da parte di Amazon Web Services (AWS).
Parler è stato indagato in seguito alle vicende accadute lo scorso 6 gennaio al Campidoglio di Washington. All'interno del social sono stati rinvenuti centinaia di video successivamente analizzati per ricostruire le dinamiche dell'accaduto.
Parler torna online con il nuovo CEO Mark Meckler
Poco più di 10 giorni fa, Il fondatore ed ex CEO del social John Matze è stato licenziato direttamente dal consiglio di amministrazione dell'azienda. l ritorno del social sul web ha sancito anche la nomina di un nuovo CEO ad interim: Mark Meckler. Il nuovo amministratore delegato che sostituirà Matze è conosciuto per essere tra i fondatori di un gruppo politico di estrema destra chiamato Tea Party Patriots.
Parler, per tornare nuovamente online, ha dovuto necessariamente trovare un nuovo servizio di hosting che ospitasse la piattaforma dopo aver esposto denuncia ai danni di Amazon. Il servizio che ospita il social è diventato 'Epik', noto per supportare siti di estrema destra come Gab e 8chan.